Dal 1 giugno
al 16 gennaio 2023
KORA - Contemporary Arts center, Castrignano de' Greci
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A cura di
Ramdom e Fondazione Elpis
A Sud di Marte
Dal 1 giugno
al 16 gennaio 2023
KORA - Contemporary Arts center, Castrignano de' Greci
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A cura di
Ramdom e Fondazione Elpis

A Sud Di Marte è un piano di residenze artistiche realizzato in collaborazione
con Fondazione Elpis, che si è svolto presso gli spazi di KORA – Centro del Contemporaneo da aprile 2022 a febbraio 2023.


Attraverso un periodo di residenza della durata di due mesi per ciascuno dei quattro artisti invitati - Bekhbaatar Enkhtur (Ulanbaataar, Mongolia, 1994), Agnese Spolverini (Viterbo, 1994), Martina Melilli (Padova, 1987), Matteo Pizzolante (Tricase, 1989) - il progetto affronta la visione di un Sud inteso non solo come luogo ricco di complessità, ma anche come opportunità per l’attivazione di uno sguardo obliquo sollecitato da costanti interrogativi.


Il titolo prende ispirazione dal pianeta rosso, avamposto che da sempre suggerisce nell’immaginario collettivo la visione di un luogo remoto che si lega al desiderio di esplorazione.
Pur nella sua lontananza, Marte paradossalmente avanza come possibilità di scoperta rappresentando l’annuncio di qualcosa che, se da una parte deve ancora del tutto compiersi, dall’altra conserva una forte spinta utopica per il suo accadimento sempre più prossimo.
Seguendo questa traccia il Sud si configura non soltanto come un luogo esotico in cui approdare ma anche e soprattutto come una possibile spinta e incoraggiamento alla sperimentazione e alla tensione utopica; un confine potenzialmente illimitato capace di spostarsi e riformarsi continuamente, assumendo contorni e forme sempre diverse.
Un’utopia realizzabile, dice Yona Friedman, è solo in apparenza una contraddizione in termini. Credere in un’utopia ed essere contemporaneamente realisti non è incompatibile, «un’utopia è, per eccellenza, realizzabile» a condizione di ottenere il necessario consenso collettivo, perché un’utopia imposta con la forza non è più tale.
Sud, dunque, come uno spazio dove praticare un esercizio di orientamento mobile e transitorio, per portare lo sguardo in direzioni inaspettate. Un luogo in cui le apparenti debolezze possono essere trasformate in punti di forza, rovesciando i paradigmi per disegnare un immaginario nuovo e radicale.
Gli artisti invitati per A Sud di Marte sono quindi chiamati a compiere un viaggio verso e nel Sud inteso non solo come luogo geografico ma come metodologia di lavoro.

Bekhbaatar Enkhtur
Agnese Spolverini
Martina Melilli
Matteo Pizzolante
Bekhbaatar Enkhtur

La riflessione sul territorio per Bekhbaatar Enkhtur non può che cominciare dal suo paese d’origine, la Mongolia, la cui cultura e iconografia hanno un ruolo centrale nella pratica dell’artista. Nel corso della residenza a Castrignano de’ Greci si ispira ai primi viaggiatori occidentali, gli esploratori che dal mondo “conosciuto” si spingevano fino al lontanissimo “Oriente”, ai confini di ciò che allora era ignoto, raccontandone le meraviglie e le tradizioni. La pratica di Enkhtur è modulata quindi sulle note del viaggio e della scoperta. Fountain è una scultura ispirata ai racconti del missionario fiammingo William de Rubruck che tra il 1253 e il 1255 si era spinto fino al palazzo del Khan, a Karakorum. Qui, secondo il racconto di de Rubruck, i viaggiatori venivano accolti in un giardino dove al centro sorgeva una grande fontana, descritta come “l’albero in argento”, decorata da putti, trombe, leoni e serpenti, dalle cui bocche scorrevano vino, latte, liquore di riso e una bevanda a base di miele. Un simile congegno, molto di più di una semplice scultura ornamentale, serviva per distribuire inebrianti bevande, per intrattenere i convitati durante le feste o gli ospiti alle udienze. Fountain ripropone lo stesso scenografico gioco di forme ed elementi, sviluppandosi su due piani della Fondazione.Come la fontana del cortile del palazzo di Karakorum accoglieva viaggiatori, commercianti e diplomatici, l’opera di Enkhtur invita i visitatori a perdersi fra le sue forme sinuose e a servirsi del vino che sgorga dai suoi zampilli. La ricerca di Enkhtur rivela così un altro approccio allo spazio e al territorio, non più fisico, né mistico,né biografico, ma immaginifico.

photo by Fabrizio Vatieri